Ti sei mai chiesto come è possibile
misurare il bounce rate del post di un blog e per quale motivo dovresti farlo?
La risposta a questa domanda prevede necessariamente il
preliminare chiarimento di almeno una
definizione, quella appunto del
bounce rate.
Cos’è il bounce rate e come va interpretato
Chiamato anche “
frequenza di rimbalzo”, il
bounce rate è il dato che ci indica quanti utenti abbiano abbandonato la pagina di un sito web senza prestare attenzione agli altri contenuti eventualmente linkati o presenti al suo interno. In termini più precisi, il
rimbalzo può essere interpretato come la
sessione di una singola pagina che, per sua natura, attiva naturalmente
soltanto una richiesta.
È possibile asserire che,
maggiore è il dato di bounce rate,
minore è l’interesse manifestato dagli utenti per un particolare contenuto?
Contrariamente dal credere comune,
la risposta è no. Questo dato non è infatti negativo di per sé e pertanto non andrebbe
mai interpretato come tale. È piuttosto un fattore che permette al marketer di avere un’idea più chiara
del numero di sessioni che riguardano una determinata pagina, o meglio ancora del comportamento degli utenti che approdano sul sito
per visualizzarne quella sola pagina (a prescindere dal tempo di permanenza su di essa).
Il
calcolo del bounce rate deriva da nient’altro che il
rapporto tra le sessioni di quella specifica pagina e tutte le sessioni.
Quali sono le ragioni per cui un bounce rate può essere alto?
Le ragioni di un determinato
valore di bounce rate sono la chiave per
interpretarle correttamente.
Andranno quindi analizzate tenendo conto delle
specifiche di progetto relativo alla pagina del sito o del blog che si sta monitorando, e soltanto in funzione di esse sarà possibile
evidenziare l’andamento positivo o negativo.
Tra le cause “positive” più comuni di un bounce rate alto vanno incluse:
- Conoscenza pregressa dell’argomento o della tematica trattata da parte degli utenti atterrati sulla pagina
- Perfetta rispondenza tra i contenuti presenti nella pagina e la necessità di informazioni specifiche manifestata dagli utenti
Come avrai certamente capito,
quantomeno la seconda motivazione va a inquadrare un’elevata frequenza di rimbalzo come un fattore che testimonia
la buona riuscita del progetto.
Tali considerazioni non andranno naturalmente riferite soltanto
a una pagina del sito deputata alla descrizione di un determinato prodotto o servizio piuttosto che
a una landing page informativa, ma anche
a un post blog.
Nell’ambito della
misurazione del bounce rate del post di un blog, in particolare, c’è almeno
un altro fattore cruciale che dovrai tenere in considerazione per comprendere se questo valore sia o meno indicativo di un’azione di digital marketing di successo, ed è
la durata della sessione. Maggiore è la
permanenza dei visitatori sulla pagina sito (o in questo caso del content che stai analizzando), maggiore sarà – molto probabilmente –
l’engagement garantito dal contenuto del tuo post blog.
Contestualizzare è la chiave per capire
La
contestualizzazione rappresenta quindi, in definitiva,
la chiave per misurare il bounce rate del post di un blog.
Diversamente, si correrà il rischio di
valutare un parametro per sua naturale relativo come un valore numerico assoluto, tanto negativo quanto più alto, e magari modificare post blog già sufficientemente ingaggianti e in grado di coinvolgere l’utente al punto tale da
soddisfare tutte le loro curiosità.
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